Opinione su Ossi di seppia - Eugenio Montale: Montale, gli "Ossi" e il mare

Montale, gli "Ossi" e il mare

20/01/2019

Vantaggi

Capire il senso dell'indagine esistenziale di Montale

Svantaggi

Non capire il messaggio che gli "Ossi" vogliono trasmettere


Credo e penso che chi si mette a leggere un'opinione su uno scrittore in prosa o, come nel caso in esame, di un poeta della statura di Eugenio Montale voglia uscirne con un sia pur piccolo bagaglio di conoscenze rispetto a quano era entrato.

Di qui la necessità di focalizzare un punto specifico della poetica dell'autore. Come per Ungaretti e la sua "Allegria", partirò dunque dal titolo della raccolta per offrirne almeno una direttrice di lettura. Gli "Ossi", quelli di seppia, sono quegli ossi che il mare rovescia sulle spiagge, come inutili detriti di cui esso sembra voglia disfarsi: cose "inutili" potremmo dire, che il mare, che per Montale è la "fonte originaria" della vita sulla terra, allontana quasi sprezzante da sé.

Cose inutili, abbiamo detto, "cose morte", che come tali vengono allontanate sbrigativamente dalla "fonte" della vita, ossia il mare. Dobbiamo immaginarci il poeta Montale come un attento scrutatore della vita; egli sente che è nel mare che tutte le forme di vita hanno avuto origine. Il suo problema (che poi è il problema di tutti) è quello di carpire il segreto della vita che il Mare (lo scrivo con la maiuscola) nasconde e cela in se stesso.

Il problema di Montale è dunque quello di scoprire il "segreto" della vita.

In questa sua titanica indagine, a Montale, talvolta, pare di aver intravisto, finalmente, la soluzione del problema. Si tratta di momenti d'intuizione improvvisa, come quando la nostra mente s'illumina d'un lampo improvviso, e troviamo infine la soluzione di un nostro proble. Pertanto, anche la mente di Montale è talora attraversata da "lampi d'intelligenza", che sembrano aver infine scoperto il "grande segreto" conservato gelosamente dal Mare.

In effetti per Montale le cose non vanno mai a buon fine; a volte gli sembra di aver individuato, com'egli dice, "l'anello che non tiene", o "il varco", che gli permetta di "vedere" cosa c'è al di là delle apparenze. Si tratta, come dicevo, soltanto di un attimo: in realtà Montale, pur intuendo qualcosa, manca del tempo e delle nozioni necessari a svelare l'arcano.

Cosa sono dunque gli "Ossi di Seppia"?

Sono la storia di una ricerca poetica incessante per sottrarre al Mare, fonte d'ogni vita, il segreto della vita stessa. Montale parla di "scacco" finale della sua indagine. E in effetti è proprio così: a nessuno è dato conoscere i segreti profondi della vita. Come diceva bene lo stesso poeta genovese, tra noi e la "Verità" (con la maiscola) delle cose si frammette sempre un "muro" insuperabile, "che porta in cima cocci aguzzi di bottiglia".

Se tenti di scalarlo, il minimo che ti succede è quello di rimetterci le mani.


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